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Da https://europa.eu/european-union/sites/default/files/docs/body/altiero_spinelli_it.pdf

Altiero Spinelli: un federalista instancabile

l politico italiano Altiero Spinelli fu uno dei Padri dell’Unione europea. Fu inoltre una delle figure chiave dietro la proposta del Parlamento europeo per un Trattato su un’Unione europea federale, il cosiddetto “Piano Spinelli”. Quest’ultimo venne adottato dal Parlamento nel 1984 con una maggioranza schiacciante e fu di grande ispirazione per il consolidamento dei Trattati dell’Unione europea negli anni ‘80 e ‘90.
A 17 anni Spinelli entrò nel Partito comunista e per questo venne imprigionato dal regime fascista tra il 1927 e il 1943. Al termine della Seconda Guerra Mondiale, fondò il Movimento federalista in Italia. Lavorò per l’unificazione europea come consigliere di personalità quali De Gasperi, Spaak e Monnet. Esperto giurista, promosse la causa europea anche in campo accademico e fondò l’Istituto Affari Internazionali di Roma.
In qualità di membro della Commissione europea, ne guidò la politica interna dal 1970 al 1976. Fu deputato del Parlamento italiano nelle file del Partito comunista prima di essere eletto al Parlamento europeo nel 1979.

Gli anni giovanili

Altiero Spinelli nacque a Roma il 31 agosto 1907 da una famiglia di ideologia socialista. Iniziò la sua attività politica nel Partito comunista italiano in età molto giovane. Nel 1926, in conseguenza delle sue attività nel Partito comunista, venne arrestato e imprigionato dal Tribunale speciale fascista di Mussolini e condannato a 16 anni e 8 mesi di reclusione. Di questi, dieci anni furono scontati in prigione e altri sei al confino. In tutto questo periodo rifiutò di rinunciare ai suoi ideali e a rinnegarli, anche se ciò avrebbe significato la grazia. Mentre era in prigione studiò intensamente. Divenne un appassionato difensore dell’integrazione sovranazionale e criticò alcune delle posizioni politiche del Partito comunista. La sua disillusione rispetto al Partito e le capacità critiche acquisite durante i suoi studi lo portarono ad abbandonare i comunisti e a sposare la causa federalista. Le sue idee federaliste presero forma durante il periodo del confino sull’isola di Ventotene, quando divenne progressivamente sempre più convinto che un movimento tendente al federalismo e diffuso in tutta Europa avrebbe contribuito a contrastare la forza distruttiva del nazionalismo.

Il Manifesto di Ventotene

Nel suo periodo a Ventotene, Spinelli lesse le opere di numerosi teorici del federalismo. Ispirato dai loro pensieri e delle loro idee preparò, insieme ad altri prigionieri politici, il Manifesto di Ventotene, nel quale tracciava i fondamenti della sua visione federalista e il futuro dell’Europa. Il Manifesto costituisce uno dei primi documenti in cui si sostiene una Costituzione europea. Intitolato inizialmente “Per un’Europa libera e unita”, il Manifesto afferma che un’eventuale vittoria sulle potenze fasciste sarebbe stata inutile se avesse condotto a nulla di più che all’instaurazione di un’altra versione del vecchio sistema europeo di Stati-nazione sovrani, semplicemente uniti in alleanze diverse. Ciò avrebbe solo condotto a un’altra guerra. Il Manifesto proponeva la formazione di una federazione europea sovranazionale di Stati, il cui obbiettivo primario consisteva nel creare un legame tra gli Stati europei che impedisse lo scoppio di una nuova guerra.

Il Movimento federalista

Dopo essere stato liberato dal confino nel 1943, i suoi scritti servirono da programma per il Movimento federalista europeo che fondò nello stesso anno. Durante il resto degli anni ‘40 e negli anni ‘50 Spinelli divenne uno strenuo difensore della causa federalista di un’Europa unita. Nello stesso periodo criticò lo scarso progresso nei tentativi di ottenere l’integrazione europea. Credeva che la cooperazione tra governi in possesso della piena sovranità nazionale in organizzazioni quali l’OCSE e il Consiglio d’Europa non fosse sufficiente. Per tale ragione, si impegnò ostinatamente per una maggiore integrazione. Ad esempio, come consigliere politico dell’allora Presidente del Consiglio italiano, Alcide de Gasperi, persuase questi a esercitare pressioni per la formazione di una Comunità europea di difesa, che in ultima istanza naufragò con grande delusione di Spinelli.

Il Club del Coccodrillo

Negli anni ‘60 Spinelli fu consigliere del Governo e ricercatore e fondò l’Istituto Affari Internazionali di Roma. Dal 1970 fino al 1976 fu membro della Commissione europea e nel 1979 venne eletto membro del Parlamento europeo. In questa veste poté di nuovo promuovere la propria visione federalistica dell’Europa. Nel 1980, insieme ad altri membri del Parlamento europeo di orientamento federalista, fondò il “Club del Coccodrillo”, che prese il nome dal ristorante di Strasburgo da loro frequentato. Il Club del Coccodrillo auspicava un nuovo trattato europeo. I suoi membri proposero una mozione parlamentare finalizzata alla costituzione di un comitato speciale per la preparazione di un nuovo trattato dell’Unione europea, destinato a essere in tutto, salvo che nel nome, una Costituzione europea.

Il Piano Spinelli

Il 14 febbraio 1984 il Parlamento europeo adottò la sua proposta a stragrande maggioranza e approvò il “Progetto di Trattato istitutivo dell’Unione europea”, il cosiddetto “Piano Spinelli”. I Parlamenti nazionali non ratificarono il Trattato, ma il documento costituì una base per l’Atto unico europeo del 1986, che aprì i confini nazionali al mercato comune, e per il Trattato di Maastrict del 1992 con cui nacque l’Unione europea. L’entusiasmo di Spinelli convinse il Presidente francese Mitterand a rinunciare all’atteggiamento di ostilità francese nei confronti di ogni approccio verso l’Europa che non fosse quello integovernativo. In molti governi europei ciò fornì la spinta per fare progredire ulteriormente il processo di integrazione europeo. Nonostante non tutte le sue idee ambiziose siano divenute realtà, Altiero Spinelli ha perseguito accanitamente il proprio obbiettivo di un governo europeo sovranazionale con il fine di evitare altre guerre e di unire i paesi del continente in un’Europa unita. I suoi pensieri hanno ispirato molti cambiamenti nell’Unione europea, in particolare l’aumento significativo dei poteri del Parlamento europeo. Il Movimento federalista organizza ancora oggi incontri periodici sulla piccola isola di Ventotene. Altiero Spinelli morì nel 1986 e l’edificio principale del Parlamento europeo a Bruxelles porta il suo nome.


Helen Keller da Wikipedia

«Noi tutti, vedenti e non vedenti, ci differenziamo gli uni dagli altri non per i nostri sensi, ma nell’uso che ne facciamo, nell’immaginazione e nel coraggio con cui cerchiamo la conoscenza al di là dei sensi.»(Helen Keller, The five-sensed world, 1910)

Helen Keller 1904 ca.

Helen Adams Keller (Tuscumbia, 27 giugno 1880 – Easton, 1º giugno 1968) è stata una scrittrice, attivista e insegnante statunitense, sordo-cieca dall’età di 19 mesi. Alla sua vicenda, e a quella dell’istitutrice che le insegnò a interagire con il mondo esterno così da poter affrontare gli studi fino alla laurea, fu dedicato il romanzo Anna dei miracoli (The Miracle Worker), da cui furono tratti sia un film che una rappresentazione teatrale, entrambi con lo stesso nome del romanzo.

Helen Keller nasce nella tenuta di Ivy Green, vicino Tuscumbia, in Alabama, dal capitano Arthur H. Keller e da Kate Adams Keller. A 19 mesi si ammala gravemente: i dottori descrivono la malattia come “un’acuta congestione stomaco e del cervello” (probabilmente scarlattina o meningite). La malattia non dura a lungo, ma la porta alla cecità sordità totali. Per comunicare con i genitori, la piccola Helen inventa una serie di segni convenzionali (all’età di sette anni, saranno circa 60).

Nel 1886 sua madre Kate resta colpita da un resoconto di Charles Dickens su American Notes, in cui si parla di un tentativo coronato da successo di mandare a scuola una bambina cieca e sorda di nome Laura Bridgman. Kate Keller si reca così da uno specialista a Baltimora, che a sua volta mette in contatto la famiglia Keller con l’esperto locale, Alexander Graham Bell (all’epoca impegnato nella cura di bambini sordi).

Bell suggerisce alla coppia di contattare la scuola dove la piccola Laura Bridgman è stata educata, il Perkins Institute for the Blind (nel sobborgo irlandese di South Boston). La scuola affida il compito di istruire ed educare la piccola Helen ad Anne Sullivan, ex allieva dell’istituto stesso ed essa stessa parzialmente cieca, all’epoca poco più che ventenne. È l’inizio di un rapporto che durerà quasi mezzo secolo.

Helen Keller e la sua insegnante Anne Sullivan

La Sullivan, per prima cosa, chiede e ottiene il permesso dal padre di isolare la bambina dal resto della famiglia, vivendo insieme a lei in una dépendance nel giardino di casa. Il primo obiettivo è quello di insegnare la disciplina a Helen, che era stata viziata dai genitori fino a quel momento. Helen fa il primo grande passo in avanti nella comunicazione quando, sentendo dell’acqua fredda scorrere sul palmo della mano, riesce a comprendere il concetto di “acqua”. Da quel momento, Helen non smetterà più di chiedere alla sua maestra il nome di tutti gli altri oggetti a lei familiari, compresa la sua amatissima bambola.

Nel 1888 Helen inizia a frequentare la Perkins School for the Blind. Nel 1890 Helen scopre la storia di Ragnhild Kåta, una ragazzina norvegese anch’essa cieca e sorda, che è riuscita a imparare a parlare. Il successo di Raghnild spinge Helen (che all’epoca aveva dieci anni) a imparare a parlare. Anne Sullivan nel frattempo continua a educare Helen attraverso il metodo Tadoma (ovvero, toccare le labbra e il collo di chi sta parlando) e attraverso l’alfabeto manuale. Più tardi Helen Keller imparerà a leggere anche l’inglese, il francese, il tedesco, il greco e il latino in Braille.

Nel 1894 si trasferisce assieme a Anne Sullivan a New York per frequentare la Wright-Humason School for the Deaf. Nel 1898 tornano nel Massachusetts e Helen entra alla The Cambridge School of Weston. Due anni dopo (1900), viene ammessa al Radcliffe College, dove si laurea magna cum laude (1904) all’età di 24 anni. Diventa così la prima persona cieca e sorda a laurearsi in un college.

 

Helen Keller ritratta il giorno della sua laurea

Nel 1903 pubblica la sua corposa autobiografia The Story of My Life. È il primo di una serie di undici libri e di numerosi articoli a firma Helen Keller, che nel tempo diventa una autrice e oratrice molto famosa in tutto il mondo. Si impegna da avvocato in numerose cause per i diritti dei disabili e in numerose altre cause progressiste, oltre a essere una suffragetta, una pacifista e una attivista del movimento per il controllo delle nascite.[senza fonte]

Nel 1915 fonda l’organizzazione non-profit Helen Keller International per la prevenzione della cecità. Assieme a Anne Sullivan, compie vari viaggi in ben 39 paesi, mostrando particolare predilezione per il Giappone, dove diventa una beniamina. Incontra inoltre tutti i Presidenti degli Stati Uniti, da Grover Cleveland a Lyndon B. Johnson, e diventa amica di parecchie personalità come Alexander Graham Bell, Charlie Chaplin e Mark Twain.

 

Helen Keller diventa anche membro del Partito Socialista d’America (Socialist Party of America, SPA), partecipando attivamente alle iniziative del partito e scrivendo molti articoli in favore della classe operaia dal 1909 al 1921. Sostiene attivamente anche il candidato del SPA alla presidenza Eugene V. Debs in tutte le sue campagne. Visita spesso i lavoratori, arrivando ad affermare:

«Ho visitato i luoghi dove lavorano gli operai sfruttati, le industrie, i bassifondi sovraffollati. Anche se non li ho potuti vedere, li ho odorati.»

Vari editorialisti e commentatori dei giornali, dapprima pieni di elogi per il suo coraggio e la sua intelligenza, iniziano però a porre maggiore attenzione alle disabilità di Helen Keller, dopo che questa adotta posizioni socialiste. L’editore del Brooklyn Eagle arriva a scrivere che:

«[…] i suoi errori [politici, ndr] scaturiscono dalle sue manifeste limitazioni fisiche.»

Keller risponde all’editore, ricordando il giorno in cui si incontrarono (ben prima che egli scoprisse le sue posizioni politiche):[1]

«Quel giorno, i complimenti che lui mi tributò furono così generosi che ancora arrossisco al solo ricordarli. Ma adesso che ho reso pubbliche le mie posizioni socialiste, lui ricorda a me e al pubblico che sono cieca e sorda e soggetta a compiere molto facilmente errori. Evidentemente, mi si deve essere ristretta l’intelligenza dall’ultima volta che ci siamo visti… Oh, ridicolo Brooklyn Eagle! Cieco e sordo socialmente, difende un sistema intollerabile, un sistema che è responsabile di larga parte di quei casi di cecità e sordità che noi cerchiamo di prevenire.»

Temendo che il “socialismo parlamentarista” stesse “affondando nel pantano della politica”, Helen Keller aderisce nel 1912 all’Industrial Workers of the World (IWW), un sindacato con ramificazioni in molti Paesi per cui pubblicherà vari articoli fra il 1916 e il 1918. In una intervista rilasciata al New York Tribune, Helen spiega che il suo attivismo in parte deriva dal suo interesse per le disabilità:[2]

«Fui nominata per una commissione per studiare le condizioni delle persone cieche. Per la prima volta, proprio io che pensavo che la cecità fosse una malattia non dipendente dall’uomo, ho scoperto che troppe volte le cause erano rintracciabili in condizioni di lavoro insostenibili, spesso dovute all’egoismo e all’avarizia degli industriali. E che anche i mali sociali contribuiscono, da par loro: la povertà ha portato spesso le donne a condurre una vita indecente, conclusasi con la cecità totale.»

Helen Keller raffigurata in una moneta commemorativa del 2003 dello Stato dell’Alabama.

Nel 1960 viene pubblicato il suo libro Light in my Darkness, in cui Helen Keller sostiene con forza le teorie dello scienziato e filosofo svedese Emanuel Swedenborg. Negli ultimi anni della sua vita, si dedica a raccogliere fondi per la American Foundation for the Blind. Il 14 settembre 1964 riceve dalle mani del Presidente degli Stati Uniti Lyndon B. Johnson la Medaglia presidenziale della libertà, l’onorificenza civile più alta negli Stati Uniti. Helen Keller muore il 1º giugno 1968 nella sua casa di Easton all’età di 87 anni.

 

 

 


Mandela, Nelson Rolihlahla

Enciclopedia on line https://www.treccani.it/enciclopedia/nelson-rolihlahla-mandela

Mandela, Nelson Rolihlahla. – Uomo politico sudafricano (Qunu, Umtata, 1918 – Johannesburg 2013). Partecipò nel 1944 alla fondazione della lega giovanile dell’African national congress (ANC), di cui divenne nel 1950 presidente. Tra i promotori degli scioperi contro le leggi sulla segregazione dei neri, subì numerosi arresti; convintosi in seguito della necessità di passare alla lotta armata, fondò (1961) un’organizzazione clandestina. Fu condannato all’ergastolo nel 1964 e divenne il simbolo della lotta al segregazionismo in tutto il mondo. Liberato nel 1990, svolse un ruolo di primo piano nel processo di democratizzazione del paese. Premio Nobel per la pace insieme a F.W. de Klerk (1993), è stato poi presidente della Repubblica (1994-99).

Figlio di un capo della tribù Thembu, dopo la laurea in giurisprudenza M. svolse attività legale per la difesa dei diritti della popolazione, sottoposta al regime dell’apartheid. Fra i fondatori (1944) della lega giovanile dell’African national congress (ANC) e ne divenne presidente nazionale nel 1950. Nell’esecutivo nazionale dell’ANC dal 1949, ne fu vicepresidente negli anni 1951-52, segnandone la svolta in senso radicale; pronunciatosi per la lotta armata contro il potere razzista, nel 1961 diede vita all’organizzazione clandestina Umkhonto we sizwe (“Lancia della nazione”).

Ripetutamente imprigionato a partire dal 1952, nel 1964 fu condannato all’ergastolo. Liberato nel febbraio 1990 e dal luglio 1991 nuovamente presidente dell’ANC, condusse lunghi negoziati con il governo per la democratizzazione del regime. Nel maggio 1994 venne eletto presidente della Repubblica. L’impegno di Mandela durante la sua presidenza si concentrò su tre questioni centrali per la vita politica della Repubblica Sudafricana: la riconciliazione nazionale, la risposta all’estrema povertà di larghissima parte della popolazione nera, la nuova collocazione internazionale del paese.

In questo contesto Mandela promosse la creazione della Commissione per la verità e la riconciliazione (1995-98), che assunse un ruolo estremamente importante anche per le sue valenze simboliche. Essa ebbe il compito di stilare un elenco di coloro che, tanto tra la popolazione nera quanto tra quella bianca, avevano subito violenze durante il regime di apartheid, di individuare i colpevoli dei crimini e di amnistiarli nel caso in cui avessero reso piena confessione e dimostrato che il reato era stato commesso per motivi politici e non personali. Consentendo così a un intero paese di specchiarsi nel suo passato recente, la commissione permise alle vittime di non sentirsi dimenticate e di non considerare le proprie sofferenze annullate dalla politica di compromesso istituzionale con gli esponenti del vecchio regime e incanalò al tempo stesso sul terreno dell’ammissione delle colpe, del riconoscimento delle vittime e di una consensuale condanna morale molte tensioni e molte lacerazioni.

Alla scadenza del mandato presidenziale nel 1999, Mandela. decise di non ricandidarsi, esprimendo così ancora una volta la sua convinzione che solo il superamento di una visione personalistica del potere fosse la premessa per continuare in un reale processo di democratizzazione. Negli anni successivi continuò sia nel suo impegno internazionale per rafforzare il legame della Repubblica Sudafricana con l’area dei paesi occidentali, sia nell’opera di mediazione per la soluzione dei diversi conflitti che contrassegnavano la vita politica dell’Africa.

La lunga carcerazione, ma soprattutto la costante lotta per l’abolizione dell’apartheid e per il riconoscimento dei diritti politici dei neri gli hanno procurato rispetto e notorietà internazionali e ne hanno fatto il simbolo della lotta contro ogni forma di razzismo. Nel 1993 ha ricevuto il premio Nobel per la pace con F. W. de Klerk.

Opere. Nel 1994 ha M. pubblicato la sua autobiografia, Long walk to freedom (trad. it. 1995).