quattro relatori del panel “Learning, Reflection and Empowerment for Climate Action” posano insieme davanti allo spazio AquaPraça alla COP30 di Belém.

“Learning, Reflection and Empowerment for Climate Action”: il nostro evento alla COP30

27 Novembre 2025

Il 17 novembre, nell’ambito della COP30 – la Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) che quest’anno si è tenuta a Belém (Brasile) – la Fondazione Be The Hope, attraverso il progetto Cambio io, cambia il mondo, ha organizzato l’evento “Learning, Reflection and Empowerment for Climate Action. A dialogue on challenges and best practices” (Educazione, riflessione ed empowerment per l’azione climatica. Un dialogo su sfide e buone pratiche).

L’incontro è stato ospitato all’interno della Blue Zone, presso il Padiglione Italiano e ha riunito rappresentanti di Soka Gakkai International, Youth4Climate – UNDP ed Earth Charter International, insieme al progetto Cambio io, cambia il mondo, in un momento di confronto vivo su come educazione e consapevolezza possano diventare motori di azione climatica concreta.

Speranza, intenzione, comunità: il messaggio rivolto ai giovani

Potremmo riassumere l’evento con tre parole: speranza, intenzione e comunità. Sono emerse come una bussola condivisa, capace di orientare sia l’impegno personale che quello collettivo. Ai giovani presenti e simbolicamente a tutt* coloro che si affacciano oggi all’azione climatica i relatori hanno rivolto un invito chiaro: riconoscere il proprio potere di incidere sulla realtà, assumersi la responsabilità di essere agenti del cambiamento e ampliare gradualmente la propria “sfera d’influenza”, a partire dai gesti quotidiani e dalle relazioni più vicine.

Un dialogo che ha sottolineato quanto sia importante coltivare spazi che generino empowerment, ambienti in cui le persone possano sostenersi a vicenda, e quanto sia determinante trovare o costruire la propria comunità, il luogo da cui trarre forza e in cui far crescere l’impegno comune.

Il side-event ha avuto un forte impatto emotivo e intellettuale: diversi partecipanti, dal Canada, dal Bangladesh e da varie delegazioni internazionali, hanno espresso gratitudine e apprezzamento per la qualità del dialogo. Lo stesso prof. Brendan Mackey ha definito l’incontro “profondo, riflessivo e positivo”.

Cosa ci portiamo a casa?

Da questo confronto è emerso con forza che il cambiamento richiede percorsi educativi continui, reti di fiducia e comunità che sostengono per trasformare la speranza in azione concreta. Che i giovani, in particolare, hanno bisogno di strumenti pratici, opportunità di co-creare soluzioni e spazi sicuri dove confrontarsi e crescere.

È stato evidente anche quanto i processi decisionali debbano essere guidati da valori chiari, equità e partecipazione, e quanto i movimenti basati sulla fede possono generare resilienza, speranza e visioni di lungo periodo.

Ma la cosa più importante che ci portiamo a casa è che questo dialogo ha tirato fuori uno dei temi fondamentali per noi. E cioè che il cambiamento nasce da dentro, dall’intenzione di essere parte della soluzione, e prende forza quando decidiamo di farlo insieme.