Un musicista con chitarra acustica e un uomo al microfono aprono l’evento della mostra “L’eredità della vita” a Marcallo con Casone.

Oltre la mostra: a Marcallo con Casone due iniziative collaterali per coltivare il cambiamento

6 Novembre 2025

A Marcallo con Casone, il comitato locale del progetto “Cambio io cambia il mondo” ha arricchito la mostra “L’eredità della vita. Il clima è una scelta: salviamo il futuro” con due iniziative che hanno dato continuità e profondità al suo messaggio. Due momenti diversi ma uniti dallo stesso intento: trasformare la consapevolezza in esperienza concreta, e mostrare come cultura, arte e partecipazione attiva possano diventare strumenti di cambiamento reale. Non semplici iniziative collaterali, ma occasioni per interrogarsi, per ritrovare insieme il senso del prendersi cura — delle persone, del territorio, della vita che ci circonda.

L’uomo che piantava gli alberi

Venerdì 24 ottobre, la sala polivalente San Marco di Marcallo con Casone si è trasformata in un luogo sospeso tra parola, musica e colore. Tra i pannelli della mostra, l’incontro intitolato “L’uomo che piantava gli alberi”, ispirato al celebre racconto di Jean Giono, ha unito tre forme d’arte in un’unica voce: la narrazione intensa di Stefano Chiodaroli, le note di Angelo Cargnoni alla chitarra e il live painting di Claudia Cicchetti, che con i suoi gesti ha dato corpo alle emozioni.

“L’uomo che piantava gli alberi”, è un racconto che narra l’incontro tra un uomo errante e un pastore, Elzéard Bouffier, che ha dedicato la sua vita a piantare alberi in una regione montuosa desolata. Dietro a questa insolita storia positiva, come scrisse Franco Tassi (Direttore e sovrintendente dell’Ente Autonomo Parco Nazionale d’Abruzzo e Cento Parchi), vi è un messaggio di riconciliazione tra l’uomo e la natura e un messaggio di rinascita della foresta e della vita là dove erano state inconsapevolmente annientate.

Applausi, sorrisi e sguardi pieni di gratitudine hanno accompagnato una serata che ha ricordato come ciascun* di noi possa essere “l’uomo che piantava gli alberi”: ognun* può scegliere di seminare piccole azioni, con fiducia nel loro valore, anche quando restano invisibili agli occhi.

Un acero per il futuro

Due giorni dopo, domenica 26 ottobre la mostra si è conclusa con un gesto semplice e potente: la messa a dimora di un acero palmato (Acer palmatum) Katsura nel giardino attiguo alla sala che ha ospitato la mostra per tutta la settimana.

A dare inizio alla cerimonia è stato il sindaco Fausto Coatti, con una frase che racchiude l’essenza dell’iniziativa:

“Mettere un albero significa pensare al futuro.”

Subito dopo, l’intervento di Arianna Gramegna ha richiamato la visione del filosofo buddista Daisaku Ikeda che, fin dagli anni Settanta, attraverso le sue Proposte di Pace indirizzate all’ONU, ha evidenziato la necessità di ricostruire un nuovo legame tra l’umanità e la natura. Ha poi condiviso la storia di Wangari Maathai, l’attivista keniota che, piantando sette piccoli alberi, ha dato origine a un movimento capace di riforestare un intero continente, ricordando le sue parole: “Il futuro non esiste nel futuro, nasce solo dalle nostre azioni del presente.

A concludere l’incontro, Sara Di Giovanni ha richiamato l’articolo 9 della Costituzione italiana — quello che, con la riforma del 2022, afferma il dovere di tutelare l’ambiente anche per le generazioni future. Un richiamo alla responsabilità collettiva, al senso profondo di ciò che la mostra voleva trasmettere: che proteggere la natura significa proteggere la vita stessa.

Piccoli gesti, grandi radici

Questi due momenti hanno saputo trasmettere perfettamente il messaggio che guida ogni azione del progetto Cambio io cambia il mondo: la convinzione che il cambiamento non nasce dall’alto, ma dal basso, dall’impegno di ogni singol* cittadin*, dalla volontà di guardare la terra non come risorsa da usare, ma come spazio di relazione, cura e rinascita.

Sono state le persone volontarie, con la loro determinazione e speranza, a rendere possibile tutto questo: chi ha organizzato, chi ha accolto, chi ha raccontato, chi ha semplicemente ascoltato. E forse è proprio questo il senso ultimo di tutto: che solo insieme possiamo dar vita davvero a un futuro più giusto e sostenibile e che da una mostra, da una storia, da un piccolo acero piantato possa nascere una nuova consapevolezza che diventa azione concreta.